

I trigliceridi alti sono uno dei maggiori fattori di rischio cardiovascolare e aumentano anche la probabilità di ammalarsi di diabete di tipo II. Grazie all’assunzione di tè bianco, è possibile tenerli sotto controllo.
Ricavato dalla pianta Camellia Sinensis, si contraddistingue per una forte carica antiossidante, apprezzatissima quando si tratta di combattere l’invecchiamento della pelle. Tra i suoi benefici, quello che è stato maggiormente indagato dalla scienza è la già citata capacità di ridurre i valori dei trigliceridi (il range ottimale è compreso tra i 150 e i 200 mg per decilitro di sangue).
Interessante in merito è uno studio del 2012, condotto da un’equipe scientifica attiva presso l’Università Federale di Minas Gerais (Brasile). La ricerca in questione ha preso in esame gli effetti della somministrazione di estratto di tè bianco a 40 topi bianchi da laboratorio, inzialmente nutriti con una dieta ricca di grassi con lo scopo di indurre l’obesità.
A un follow up di 8 settimane, gli studiosi non hanno notato alcun cambiamento significativo sia per quanto riguarda il peso corporeo, sia per quel che concerne il grasso viscerale. Sono stati però riscontrati degli esiti positivi relativi alla riduzione dei trigliceridi nel sangue e dello stress ossidativo a livello del fegato.
Per quel che concerne l’azione sui trigliceridi, secondo la scienza sarebbe tutto da ricondurre all’epigallocatechina-3-gallato (EGCG), il principale tra i polifenoli presenti nel tè bianco. Il suo ruolo è fondamentale nell’inibizione dell’adipogenesi, ossia il meccanismo che porta alla formazione del tessuto adiposo a partire dalle cellule staminali mesenchimali indifferenziate.
Conosciuto anche come tè dell’imperatore e prodotto soprattutto nel territorio della provincia cinese del Fujian, il tè bianco è un toccasana pure contro l’osteoporosi, in quanto aiuta a preservare la densità minerale ossea. Disponibile in quattro varietà – il criterio che le differenzia è l’età delle foglie e dei germogli apicali della pianta di origine – il tè bianco, almeno sulla base degli studi fino ad ora effettuati, non interagisce con l’azione dei farmaci.
Non bisogna però dimenticare che contiene caffeina – siamo nell’ordine di 15 mg ogni 100 ml circa – motivo per cui, prima di iniziare ad assumerlo, è opportuno consultare il proprio medico curante e valutare l’apporto complessivo quotidiano della celebre sostanza eccitante.