

Spesso quando osserviamo l’etichetta dell’acqua ci capita di leggere il termine “residuo fisso”. Di cosa si tratta?
Questo parametro è fondamentale per scegliere l’acqua più adatta a noi e indica la quantità di sali minerali che sono contenuti nella bottiglia. Questo termine viene indicato solitamente con l’acronimo RF e va da 1500 mg/l.
L’acqua minerale che possiede un residuo fisso inferiore a 50 mg è molto più leggera e contiene meno minerali. Quando invece è superiore a 1500 mg/l invece vuol dire che contiene moltissimi sali minerali. Di conseguenza l’acqua assume delle particolari qualità in base al suo RF. Perché bisogna prestare molta attenzione a questo valore? Perché ci indica il contenuto del liquido e può rivelarsi importante per chi soffre di particolari patologie e problemi.
Se infatti un residuo fisso può rivelarsi benefico per qualcuno, per un altro soggetto potrebbe essere molto pericoloso. Ma andiamo con ordine. In base alla quantità di sali minerali che contengono, le acque vengono suddivise in varie categorie.
Se l’acqua oligominerale ad esempio presenta un RF al di sotto dei 50 mg/l, è ideale per un uso quotidiano e continuato e favorisce la diuresi. Non a caso i medici la consigliano soprattutto a chi soffre di calcolosi renale. Quando la quantità di bicarbonato è superiore a 600 mg ogni litro, parliamo invece di acqua bicarbonata, perfetta per limitare l’iperacidità gastrica e facilitare la digestione.
Durante la gravidanza, per gli adolescenti e per chi soffre di osteoporosi, l’ideale è un’acqua calcica con oltre 150 mg di calcio per ogni litro. Se il fluoro è superiore ad 1 mg per litro, stiamo bevendo acqua fluorata, ottima per prevenire le carie. Un’alta quantità di magnesio (oltre 50 mg per ogni litro) è invece consigliata per chi ha problemi di stipsi, poiché possiede un effetto lassativo.
Si parla di acqua effervescente naturale quando l’anidride carbonica è superiore a 250 mg per litro, causando meteorismo. Non a caso è sconsigliata per chi soffre di acidità gastrica e reflusso.
Troviamo infine l’acqua solfata e quella sodica. La prima ha un contenuto di solfati superiore a 200 mg per litro, inibisce l’assorbimento del calcio e può essere utile – con cautela – nel caso di colon irritabile. La seconda invece ha un contenuto di sodio oltre i 200 mg/l ed è fortemente sconsigliata per i soggetti che soffrono di ipertensione, scompenso epatico e cardiaco.