

Dal primo gennaio via libera agli insetti nel piatto. Annoverati fra i novel food dall’Unione Europea e dall’Enfa (agenzia europea per la sicurezza alimentare), non saranno più una prerogativa di alcuni Paesi asiatici e africani, ma potranno essere gustati anche in Italia.
Insetti a tavola
In base a un dettagliato rapporto della FAO su questo tema, in Italia ci sono svariate specie di insetti commestibili, non ne fa un elenco, ma parla di un generico numero di varietà compreso tra 10 e 25, fra cui molto probabilmente si annoverano grilli, cavallette, maggiolini e camole della farina, solo per citare alcune possibili specie edibili.
L’introduzione degli insetti in cucina non sarà però immediata: dal momento che è previsto che ogni produttore di alimenti a base di insetti richieda un’autorizzazione per la commercializzazione dei propri prodotti, dimostrandone la salubrità.
Se per l’Italia si tratta di una novità, in Svizzera da qualche mese già era possibile acquistare degli hamburger di insetti in una catena di supermercati, mentre in Belgio e in Olanda gli insetti sono venduti da anni, anche se non per l’alimentazione umana. Online si trovano facilmente svariati prodotti a base di insetti, soprattutto farine e snack, per cui chi volesse provarli in anteprima, può rivolgersi a questo pratico canale. Mentre è bene evitare di consumare gli insetti che si trovano in natura dal momento che potrebbero non essere sicuri a livello alimentare, perché non si può sapere come e con cosa si sono nutriti.
Perché mangiare insetti?
Il via libera al consumo di insetti nasce da una serie di considerazioni ambientali e nutrizionali. Gli insetti hanno infatti un’interessante composizione nutritiva: sono ricchi di proteine e contengono acidi grassi prevalentemente insaturi e minerali, come calcio, ferro, fosforo e magnesio. Hanno inoltre un basso impatto ambientale dal momento che possono essere allevati con scarti vegetali, producono meno gas serra e sono meno inquinanti dell’allevamento bovino. Alla luce di queste considerazioni, che siano davvero il cibo del futuro?