

Caffè: tutti i benefici
Sebbene si sia diffuso il luogo comune secondo cui bere troppo caffè sia quasi più dannoso che salutare, in realtà la scienza ha confermato più volte che in una tazzina è racchiuso un mix di benessere psicofisico dal quale l’uomo può trarre solo giovamento. «Questa bevanda è un vero e proprio elisir di lunga vita e le leggende che circolano vanno assolutamente smentite» conferma Roberto Volpe, medico ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) di Roma
Allunga la vita
«Da uno studio epidemiologico pubblicato sulla rivista scientifica Circulation e condotto analizzando i dati di tre grandi ricerche precedenti, cioè Nurses’ Health Study, Nurses’ Health Study 2 e Health Professionals Follow-up Study, è emerso che un consumo moderato di caffè riduce la mortalità per malattie cardiovascolari, patologie neurologiche e diabete di tipo 2» assicura Volpe.
Tutto merito della caffeina? No!
Se bere costantemente caffè rende più longevi il merito, però, non è solo della caffeina. Dai risultati di questa metanalisi, infatti, si è visto che l’abbassamento dei tassi di mortalità si verificava sia nei casi in cui le persone bevevano il tradizionale espresso sia se veniva dato loro quello decaffeinato, che ha un residuo di caffeina inferiore al 10%. Quindi quali sono le sostanze che apportano benefici all’organismo? «Ad avere un ruolo chiave sono il magnesio, il potassio e gli antiossidanti, che nel caffè sono presenti sotto forma di lignani e acido clorogenico. La combinazione di questi elementi, già di per sé ricchi di proprietà benefiche, associata a un’assunzione costante e regolare nel tempo, determina le virtù generali di questa bevanda» prosegue l’esperto del Cnr.
Quante tazzine al giorno
si possono bere
Quante tazzine al giorno posso bere? «Grazie allo studio pubblicato su Circulation, è stato dimostrato che possiamo trarre beneficio dal caffè, bevendone fino a un massimo di cinque tazzine al giorno, senza alcun tipo di controindicazione. Questa è indicativamente
la quantità massima consigliata» continua Roberto Volpe. In caso di sovrappeso, obesità o diabete, però, dobbiamo prestare particolare attenzione allo zucchero che si versa nel caffè.
Fa bene al cuore
Il caffè aumenta transitoriamente e in maniera modesta il battito cardiaco, tanto che si è diffusa la diceria secondo cui questa temporanea accelerazione possa associarsi anche a un aumento della pressione sanguigna e che i due fattori combinati possano essere dannosi per la salute cardiovascolare. «In realtà, ciò non è mai stato dimostrato» chiarisce
Claudio Borghi, professore di medicina interna all’Università di Bologna e direttore
dell’unità operativa di medicina interna al Policlinico Sant’Orsola Malpighi del capoluogo emiliano. «Anzi, grazie allo studio pubblicato su Circulation, si è appurato una volta per tutte che il caffè riduce la mortalità totale, specie nei casi in cui le cause siano da attribuire a malattie cardiovascolari» continua il medico.
L’aumento del battito cardiaco è solo transitorio
Come ricorda anche il professor Borghi, non bisogna confondere l’aumento stabile della frequenza cardiaca, che può avere delle ripercussioni negative, con l’aumento transitorio indotto dal consumo del caffè, che non ha alcuna ricaduta sulla salute cardiovascolare. «Per fare un esempio: anche la corsa provoca un’accelerazione dei battiti, ma nessuno si sognerebbe di considerarla un fattore di rischio cardiovascolare» chiarisce l’esperto.
Attenzione alla combinazione caffè – fumo
Gli effetti positivi del caffè esercitati sull’apparato cardiovascolare potrebbero essere del tutto vani se il consumo viene associato al fumo. Questo, infatti, è una sostanza pro-ossidante, nettamente più aggressiva di quella antiossidante del caffè, ed è in grado di danneggiare cellule e tessuti dell’organismo.
Sfavorito chi lo beve
occasionalmente
Ma se il caffè aumenta temporaneamente la frequenza cardiaca, significa che automaticamente sale anche la pressione sanguigna? «Sì, ma soltanto nei consumatori
occasionali», risponde Borghi. «Da uno studio condotto dalla Western University
and Lawson Health Research Institute, in Canada, e pubblicato su The American
Journal of Hypertension, è emerso che un modesto aumento della pressione si
verifica solo in quelle persone che bevono un caffè al giorno e neanche sempre. Il problema, invece, non si presenta nei bevitori abituali, nei quali non si modificano i livelli
di pressione arteriosa: ciò vale sia per chi ha valori normali sia per coloro che sono già
ipertesi» conferma il professore.
Abbassa il colesterolo
Il caffè è in grado anche di abbassare i livelli di colesterolo nel sangue. A dirlo è uno studio del Kangbuk Samsung Hospital di Seoul, in Corea, pubblicato sulla rivista scientifica Heart: i ricercatori, dopo aver monitorato circa 25mila persone sane e abituali consumatrici di caffè, hanno rilevato che cinque tazzine al giorno riducono il calcio coronarico, che è un fattore di rischio dell’aterosclerosi, mettendo al riparo le arterie dalla possibilità di sviluppare occlusioni. «In questo senso, possiamo dire che le sostanze antiossidanti presenti in questa bevanda fungono da “spazzine” delle arterie, che risultano così più pulite e libere da depositi che potrebbero impedire la circolazione» conferma Borghi.
Tiene lontana la sindrome metabolica
Gli antiossidanti del caffè giocano un ruolo importante non solo nella riduzione dei livelli di colesterolo ma anche nella diminuzione di glucosio e di trigliceridi nel sangue. A dirlo è uno studio pubblicato sull’European Journal of Nutrition, che dimostra che queste sostanze migliorano la sensibilità insulinica dei tessuti, aumentano l’utilizzo di glucosio da parte degli stessi e ciò disinnesca il meccanismo responsabile della sindrome metabolica, che è la condizione clinica associata a una serie di fattori di rischio in grado di aumentare le probabilità di sviluppare malattie cardiache e diabete.
Mette di buonumore e dà la carica
La caffeina stimola il sistema nervoso centrale, potenziando alcune importanti facoltà come l’attenzione, l’efficienza, la memoria e la reattività.
Come mai ha questo effetto?
«La caffeina ha una struttura simile a quella dell’adenosina, una sostanza prodotta dall’organismo che svolge un’azione sedativa, è responsabile del senso di stanchezza e avverte l’organismo che è arrivato il momento di fare una pausa. A causa di questa affinità molecolare, i recettori cerebrali “scambiano” l’una con l’altra e permettono alla caffeina di legarsi a loro, intralciando di fatto l’attività dell’adenosina. In questo modo, sonnolenza e improduttività vengono temporaneamente accantonate» spiega nel dettaglio Roberto Volpe, ricercatore del Cnr.
Mette il buonumore
Grazie a questo meccanismo, la caffeina mantiene il cervello attivo e contribuisce al rilascio di alcuni neurotrasmettitori come dopamina, noradrenalina e serotonina che favoriscono anche il buonumore.
Efficace contro il mal di testa
La caffeina non solo ci dà la carica e ci rende allegri ma è anche in grado di contrastare il mal di testa di tipo tensivo (causato, magari, da cattive posture). Secondo uno studio del 2007 condotto dall’Università del Vermont, negli Stati Uniti, questa sostanza è un vasocostrittore, cioè restringe i vasi sanguigni, e ha un effetto blandamente analgesico sulle cefalee.
Occhio all’assuefazione
Attenzione, però: i bevitori assidui di caffè possono sviluppare una sorta di assuefazione, che impedisce loro di godere appieno dei benefici. Come dimostra uno studio pubblicato su Neuropsychopharmacology, questo meccanismo spiegherebbe come mai la caffeina non sortisce lo stesso effetto su chiunque (è possibile, infatti, che voi non riusciate a dormire a causa di un espresso bevuto dopo cena mentre altri riposano senza alcun problema). «Il consiglio, dunque, è cercare di non abusarne, rimanendo all’interno delle dosi indicate, cioè al massimo cinque tazzine al dì» suggerisce Volpe.
Dove c’è più caffeina?
Qual è il più ricco di caffeina? «Sicuramente il caffè americano, che ne contiene 120 milligrammi per tazza; seguono, ma questa volta i dati sono per tazzina, il caffè della moka, che ne ha circa 80 milligrammi, il classico espresso del bar, che ne contiene dai 40 agli 80, e infine quello solubile, con 60-70 mg» spiega il ricercatore del Cnr.
Chi ha problemi di stomaco
cosa deve bere
Se si soffre di gastrite, reflusso gastroesofageo, ulcera o ernia iatale dovrebbe moderare il consumo di caffè perché questo irrita ulteriormente le pareti dell’apparato gastrointestinale. In alternativa, queste persone possono bere il caffè d’orzo o il decaffeinato macchiato con un po’ di latte, che svolge un’azione protettiva.